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Danno tanatologico

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Indice

Cosa è il danno tanatologico?

Cosa significa danno tanatologico, o danno da morte?

Quando una persona viene uccisa i familiari hanno diritto al risarcimento del danno per il fatto illecito che è stato compiuto.

Il danno tanatologico, o danno da morte, è il danno connesso alla perdita della vita, dovuto ai familiari di chi resta vittima del reato di omicidio.

Il risarcimento del danno da morte, nel nostro ordinamento giuridico, svolge una funzione compensativa e il relativo diritto è trasmissibile iure hereditatis.

La funzione riparatoria risponde alla norma dell‘articolo 2043 del codice civile, per cui chiunque cagiona ad altri un danno ingiusto è tenuto a risarcirlo.

Il danno subito dai familiari della vittima del reato si concreta non solo nella privazione del rapporto affettivo con il proprio congiunto, ma nel caso di lucida, si trasmette agli eredi. 

Il danno tanatologico per essere riconosciuto ai familiari è subordinato alla prova della lucida agonia, che incide anche sulla misura risarcimento.

Quando spetta il danno da morte?

Si ha diritto al risarcimento del danno da morte in presenza di un fatto illecito.

II fatto illecito che determina nei parenti della vittima il danno da morte è costituito dal reato di omicidio, che può trarre origine da diverse ipotesi.

Si pensi all’errore medico che ha causato il decesso del paziente per responsabilità civile medica e al caso, purtroppo assai frequente, di omicidio stradale.

Il danno tanatologico è un danno non patrimoniale per la morte di un familiare, oltre al danno da perdita del rapporto parentale che  la giurisprudenza configura come danno-conseguenza e non come danno-evento.

Questo significa che il danno tanatologico non spetta automaticamente ai familiari, sul solo presupposto del rapporto di parentela, ma è subordinato alla prova della privazione del legame affettivo con la vittima del reato.

In caso di incidente stradale mortale, gli importi da liquidare agli eredi seguono i criteri ed i parametri adottati dalla Tabelle del Danno da Morte dei tribunali di Roma e di Milano.

Come provare il danno da morte?

L’art. 2059 del codice civile non delinea una distinta fattispecie di illecito produttiva del danno non patrimoniale, ma consente la riparazione anche dei danni non patrimoniali, nei casi determinati dalla legge.

Ciò sul presupposto della sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della struttura dell’illecito civile, che si ricavano dall’art. 2043 c.c.

Le argomentazioni fatte proprie dalla dottrina che è propensa a riconoscere la autonoma risarcibilità del danno da perdita della vita, sono essenzialmente le seguenti:

  1. il diritto alla vita, in quanto fondamentale ed imprescindibile diritto dell’uomo, necessita di adeguata tutela
  2. negare la risarcibilità del danno tanatologico porta a concludere che, dal punto di vista del danneggiante, è più conveniente uccidere che ferire
  3. la tutela risarcitoria è la tutela minima riconosciuta a qualunque diritto, pertanto, va a maggior ragione riconosciuta al supremo ed inviolabile diritto alla vita.

Un sistema che riconosce rilevanza a lesioni di lieve entità del diritto alla salute e nega tutela alla lesione del diritto alla vita produce irragionevoli storture ed iniquità.

Dunque, per provare il danno tanatologico occorre provare la sofferenza per la privazione del legame affettivo con il proprio familiare ucciso.

Tale prova può essere desunta anche presuntivamente in base all’intensità del legame affettivo, come nel caso di marito e moglie, madre e figlio, padre e figlio.

Risarcimento del danno tanatologico

Per quanto si ponga in contrasto con il comune sentire, per la Cassazione la mera relazione di consanguineità non è da sola sufficiente ad integrare il danno risarcibile.

Grava sui congiunti l’onere di provare in concreto l’esistenza di rapporti costanti di reciproco affetto e solidarietà con il familiare defunto (Cassazione, Sezione III, n. 12200/2019).

Tale principio si pone in contrasto con quanto stabilito dall’art. 32 della Costituzione che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo.

La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Né è possibile deprezzare la vita umana, con elaborazioni dottrinali ed “escamotages” giurisprudenziali al fine di non corrispondere alcun risarcimento ai familiari superstiti.

Si pensi ai nonni che vengono privati dell’affetto dei nipoti, o ai fratelli che vivono in città diverse.

Si tratta di circostanze che testimoniano la necessità di ammettere la diretta risarcibilità del bene vita in favore di chi l’ha perduta in conseguenza del fatto illecito.

Avvocato danno da morte

Il fatto che non sia scontato ottenere giustizia riparatoria, tanto in sede penale per l’accertamento del reato, quanto in sede civile per il risarcimento del danno, impone di avvalersi di un avvocato esperto in danno da morte.

Il danno da perdita parentale passa attraverso tecnicismi che richiedono competenza specifica nel ramo del diritto civile, in particolare della responsabilità civile per il risarcimento agli eredi  del danno da morte.

L’Avvocato Gianluca Sposato, è tra i massimi esperti a livello nazionale per danno da morte, forte di una esperienza ultratrentennale per il risarcimento del danno tanatologico e presta assistenza in tutta Italia.